Un giorno di corse contro il tempo, di appuntamenti, di volti e voci che si susseguono, di problemi che si accavallano, che chiedono soluzioni e che ti porti sempre dietro. Un giorno che sembra definito, che si aprirà e si chiuderà come sempre, con tanta fatica nel cuore ma la determinazione a continuare cocciutamente, perché la speranza del cambiamento non permette tentennamenti e soste ma vuole solo azioni concrete. Un giorno in cui il ruolo pubblico non smette mai di intrecciarsi con quello privato di madre, fatica gioiosa di donna che ha tanto desiderato i suoi figli e che tanto si interrogava sul loro futuro, un pensiero costante, un amore grande e per sempre. Un giorno di dubbi e riflessioni, un giorno di ascolto e di confronto. In un giorno così, che doveva essere uguale agli altri, Vanda Spoto se n’è andata, in punta di piedi, in silenzio, discreta.
Vanda, ha lasciato un segno indelebile in tutti coloro che l’hanno conosciuta e un vuoto dentro e fuori il movimento cooperativo. Ha sempre definito la sua una vita normale, costellata delle difficoltà e delle preoccupazioni di tutti ma, sicuramente, chi l’ha conosciuta non può non ricordare di lei quell’atteggiamento nei confronti delle persone e delle responsabilità che era assolutamente inusuale, unico.
Bastava anche un incontro fugace per rimanere abbagliati dalla sua solarità, per essere catturati dalla bellezza e profondità dei suoi occhi attenti, vivi e curiosi. Mite e dolce ma passionale e sanguigna, poteva accarezzare o sferzare con le parole, purché queste non rimanessero passi incompiuti.
Vanda è stata, nella sua intensa vita, una dirigente politica e cooperativa stimata e apprezzata. L’impegno e la dedizione verso gli altri, in specie i più bisognosi, lo ha respirato nell’aria fin da piccola: il padre, infatti, era un medico comunista, Medaglia d’Oro per le Quattro Giornate di Napoli, la madre, di cui era il ritratto, era dolce e accogliente.
Da giovane era già attivamente impegnata nel movimento studentesco, a fianco del movimento operaio e tra le animatrici del nascente movimento delle donne.
Eletta Consigliere provinciale a Napoli nelle fila del Partito Comunista, amava definirsi e presentarsi sempre con orgoglio come donna di sinistra.
Amava la sua città, Napoli, di un sentimento tenero e straziante insieme, e non ha mai smesso di lavorare per quello che definiva “il riscatto”, in cui ha sempre creduto fiduciosa. In tempi non sospetti ha lavorato a favore della tutela dell’ambiente e per i diritti umani. Era nota a tutti la sua passione per l’Africa, il Burkina Faso in particolare, dove si è recata spesso a seguire personalmente i progetti che ha contribuito a creare con Unicoop Tirreno e l’Associazione Shalom.
La Cooperazione per lei non è stata solo un lavoro, ma una scelta di vita. Avrebbe potuto insegnare, come pure ha fatto per un breve periodo, poiché era laureata in filosofia, ma l’autorganizzazione dei lavoratori, la centralità della persona nel fare impresa, la solidarietà di una rete che è movimento decisero per lei: era tutto questo e tanto altro ancora che poteva permetterle di mettere insieme bisogni per creare ricchezza e benessere per tutti. E la cooperazione l’ha scelta, a sua volta, fino a divenirne, negli anni, una figura storica, a partire dal suo lavoro in COOP, fino ad essere eletta quest’anno, prima donna Vice Presidente nazionale di Legacoop, in ben 125 anni di vita dell’Associazione.
Un incarico che aveva accettato con un rispetto quasi sacrale, di cui sentiva l’importanza soprattutto per le donne, per le quali nel 2007 aveva costituito una sorta di apripista, quando fu eletta prima donna, in tutta Italia, Presidente di una Lega regionale, della Campania appunto. In questo ruolo, era stata confermata per un secondo mandato a marzo scorso e nei quasi cinque anni di presidenza si è distinta per essere diventata un punto di riferimento per le Cooperative, di cui parlava e che presentava all’esterno, ognuna come fosse un piccolo tesoro di inestimabile valore, perché ciascuna per lei era unica ed esclusiva; per le altre Centrali cooperative, Agci e Confcooperative, anticipando quel lavoro comune che poi in tempi recenti si è concretizzato negli indirizzi nazionali dell’Alleanza Cooperativa; per le altre Associazioni datoriali, ad esempio con il consolidamento del lavoro avviato in precedenza con il Coordinamento delle Pmi e Cooperazione; con i Sindacati e con il mondo più variegato della società civile.
Uno degli incarichi di cui pure era orgogliosa e in cui profondeva energie senza risparmio era quello di Responsabile regionale dell’Agenzia Cooperare con Libera Terra e, infatti, anche grazie al suo impulso si è realizzata in Campania la prima cooperativa di Libera Terra, “Le Terre di Don Peppe Diana”, per la produzione di mozzarella di bufala, sui terreni confiscati alla camorra nel casertano.
La lotta per la legalità, infatti, era per Vanda un po’ il fondamento per ogni azione di libertà: nulla era possibile senza liberare questo territorio dal ricatto della camorra, della corruzione e del malaffare. Don Tonino Palmese, Referente dell’Associazione Libera in Campania ha invitato tutti a prendere esempio da questa donna che, parafrasando il personaggio di una celebre commedia di Eduardo, non aspettava che passasse semplicemente la nottata ma si alzava ogni mattina prendendo di petto le questioni, cercando di unire e mai di dividere.
Anche per questo Vanda Spoto riusciva ad entrare nel cuore e nell’immaginario delle persone, per la sua capacità di fare gruppo, di coinvolgere e di far sentire tutti ugualmente importanti, al di là delle cariche o del prestigio personale.
Vanda era anche membro della Giunta della Camera di Commercio di Napoli, dove si è fatta apprezzare per le sue doti manageriali e umane, tanto che Maurizio Maddaloni, che ne è Presidente, l’ha definita: “Una figura splendida e solare di dirigente esemplare e donna eccezionale”.
Vanda Spoto, oltre ad essere Vice Presidente nazionale di Legacoop e componente della Presidenza e della Direzione nazionale dell’Associazione era anche componente della Commissione Pari Opportunità. Come accennato, il suo impegno nei confronti delle donne è stato una costante, fin dalle sue prime esperienze nel movimento femminista a Napoli, al quale non aveva aderito in maniera ideologica. Ancora oggi, quanti a lei più vicini, ricordano con quanta forza si è distinta nelle battaglie sul divorzio o per la 194, quando anche nello stesso P.C.I. era difficile affrontare determinati temi. Questioni che, appunto, Vanda non ha mai sottoposto a contrattazione perché convinta che l’affermazione di tali diritti avrebbe arricchito la civiltà nei rapporti sociali. La difesa della L. 194 o della L. 180 s’intrecciavano con la richiesta di tutele per tutti, uomini e donne. E così è stato grande il suo entusiasmo per l’insediamento di una Commissione nazionale per le Pari Opportunità in Legacoop, tanto da volere fortemente che sulla stessa scia si lavorasse anche in Campania e da rappresentare una importante interlocutrice della Presidente della Commissione Nazionale, Dora Iacobelli. Infatti, se era convinta che i valori cooperativi tenessero al centro la persona, giustamente senza distinzione di sesso, comunque forte era la sua preoccupazione che alle donne cooperatrici o alle lavoratrici della cooperazione, anche nelle zone più periferiche, potesse essere garantita l’attenzione e la tutela di cui avevano diritto, perché nessuna donna, almeno nel movimento cooperativo, potesse sentirsi sola in un mondo che lei sentiva sempre più orientato all’egoismo che alla solidarietà.
A cura di Anna Ceprano, Responsabile Ufficio Stampa Legacoop Campania