3 dicembre 2021 Patto a firma della consigliera di parità, ispettorato del lavoro e associazioni di categoria: zoom sulla violenza di genere
Un protocollo d’intesa etico nato dalla constatazione dell’ancora attuale problema della disparità salariale, della difficoltà d’inserimento e di progressione in carriera per le donne nel mondo del lavoro e volto a contrastare la violenza di genere è stato firmato giovedì mattina a Palazzo Bazzani dalla consigliera di parità, dal direttore dell’ispettorato del lavoro e dalle associazioni di categoria locali. «Un altro tassello – ha detto Maria Teresa Di Lernia, consigliera di parità – che si inserisce in una cultura di contrasto a tutto ciò che penalizza il genere femminile».
Patto d’intesa etico L’obiettivo principale è quello di rappresentare uno strumento utile per la diffusione di nuove prassi all’interno dei luoghi di lavoro, non solo per quanto riguarda le opportunità di progressioni economiche e lavorative, ma con particolare attenzione alle forme di violenza e di molestie nei luoghi di lavoro. Il patto inoltre si pone come una nuova opportunità data alle imprese per gestire le risorse umane in una prospettiva di sviluppo basata unicamente sulle competenze, sulle esperienze e sul potenziale professionale delle persone. La sottoscrizione di questi principi prende la forma di un impegno volontario assunto singolarmente dall’impresa e ne favorisce l’attuazione pratica. Una particolarità dell’accordo è l’istituzione di un centro di ascolto a disposizione dell’utenza, nonché l’impegno a promuovere specifiche iniziative per aumentare la consapevolezza sociale sul tema. Per tutta la durata del patto, fissata in tre anni, le parti si impegnano a diffondere la conoscenza di buone prassi adottate sul territorio nazionale per rendere effettivo il principio delle pari opportunità sotto il profilo retributivo e sociale e anche per incidere sul contrasto alle discriminazioni di genere nel mondo del lavoro.
Disparità di genere e lavoro Il patto si basa su dieci azioni concrete che vanno dall’individuare strumenti reali per favorire la conciliazione dei tempi di lavoro e di vita per madri e padri, al superare gli stereotipi di genere attraverso adeguate politiche aziendali, formazione e sensibilizzazione. «L’esigenza nasce dalla constatazione che c’è sempre il problema della disparità salariale e la difficolta anche di progressione in carriera per quanto riguarda le donne – ha detto Maria Teresa Di Lernia alla conferenza stampa per la firma del patto giovedì mattina -. L’altro aspetto del protocollo ha a che fare con le misure di contrasto alle violenze di genere e alle molestie nei posti di lavoro, abbiamo cercato di unire questi due istanze attraverso un patto al quale hanno aderito e lavorato insieme a noi per formularlo le associazioni di categoria». A siglare il documento per l’ispettorato del lavoro è il direttore Stefano Olivieri Pennesi: «L’ispettorato – ha detto – assume un ruolo anche propositivo e non solo repressivo che in un certo senso ci consente di porre un accento su delle buone pratiche quali ad esempio quelle delle attività e delle iniziative della pari opportunità che necessitano ancora attenzione nel nostro Paese. Spetta all’azienda dare inizio ad atti concreti, il nostro voleva essere un ulteriore stimolo affinché si potesse produrre una serie di iniziative valide anche per quel che riguarda la conciliazione di tempi di vita e tempi di lavoro». Giovedì mattina in Provincia anche i rappresentanti di Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Confapi, Cna, Legacoop, Confcooperative e Agci, le associazioni cofirmatarie del protocollo. «Sono fiduciosa – ha detto l’esponente del Cna, giovani imprenditori e imprenditrici – per le nuove generazioni perché penso che il mondo dei social abbia un po’ sdoganato la differenza tra uomo e donna. Penso che sul pratico si debba fare attenzione allo smart working perché non sempre è una miglioria. Se la società si rendesse disponibile nel concreto con opere come baby-sitting e assistenza si arriverebbe nel pratico a diffondere l’idea della meritocrazia».
FONTE a cura di M.G.P.