09 giugno 2022 Dopo essere stato bloccato per dieci anni al Consiglio europeo (proposto dalla Commissione europea in carica nel 2012, guidata da José Barroso), ieri il Parlamento europeo e i negoziatori degli Stati membri hanno raggiunto un accordo provvisorio su una direttiva che prevede di aumentare la presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle aziende nell’UE, fatta eccezione per le piccole-medio imprese con meno di 250 dipendenti: secondo il testo, almeno il 40% dei direttori non esecutivi dovrà essere donna o il 33% delle cariche manageriali dovrà essere occupato dal sesso sottorapresentato (quello femminile) entro il 30 giugno 2026; qualora dei candidati fossero egualmente qualificati per un incarico, la priorità dovrà essere data alle donne. L’inosservanza della direttiva implicherà delle sanzioni dissuasive, effettive e proporzionate tra cui multe o l’annullamento da parte di un corpo giuridico dei consiglieri d’amministrazione selezionati.
La direttiva, che ha preso il nome di “Women on Boards”, punta a introdurre procedure d’assunzione più trasparenti nelle imprese basate sul merito: come specificato nell’accordo, le società quotate in borsa dovranno fornire informazioni riguardo la rappresentanza di genere nei loro consigli di amministrazione alle autorità competenti con cadenza annuale e, qualora gli obiettivi di parità di genere stabiliti non venissero raggiunti, le imprese dovranno comunicare come intendono realizzarli. I dati dovranno essere pubblicati sul sito internet dell’azienda in modo da essere facilmente accessibili: ad oggi, come riportato dal Parlamento Europeo, solo il 30.6% dei consiglieri d’amministrazione delle più grandi società quotate in borsa nell’UE sono donne, con grandi differenze tra gli Stati membri. L’Italia si trova in seconda posizione con il 39.6% dei membri del CdA donne, subito dopo la Francia con il 45.3%.
Una volta che il Parlamento e il Consiglio avranno approvato formalmente l’accordo, la direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE e gli Stati membri dovranno recepirla entro due anni dopo la sua adozione. Il Parlamento si è espresso positivamente circa la possibile estensione della direttiva alle società non quotate in borsa: questo aspetto potrà essere sviluppato durante il seguito del dibattito.