A Montelaterone, borgo medievale di 100 abitanti alle pendici del Monte Amiata (nel comune di Arcidosso-Grosseto), baciato dalla natura ma ferito dal classico spopolamento degli anni 60 e 70, tra pochi giorni aprirà la mensa agricola e sociale, un punto-ristoro alimentato dai prodotti delle aziende del territorio, realizzato con fondi europei. Poi sarà la volta dell’ostello, 21 posti letto nell’ex-canonica, restaurata con i soldi della Regione Toscana. Già dall’anno scorso nel piccolo borgo maremmano funzionano il circolo ricreativo, che ospita la bottega alimentare e la bottega della salute, e l’albergo diffuso, con quattro case destinate all’affitto turistico.
La sorpresa è che tutto questo è gestito da una cooperativa formata da otto donne, decise a frenare lo spopolamento. «Montelaterone era diventato un paese-fantasma, ma avevo promesso agli anziani che ora non ci sono più che avremmo fatto qualcosa per salvarlo», spiega Stefania Cassani, 61 anni, tecnico radiologo e entusiasta presidente della coop “Il Borgo”. Quello che le otto donne hanno fatto è una cooperativa di comunità, realtà formata dagli abitanti che progettano “dal basso” il rilancio economico-sociale del territorio.
È uno strumento che in Toscana ha un esempio datato – la cooperativa di Monticchiello nata più di 50 anni fa intorno al progetto del teatro “povero” – e che ora si sta diffondendo a macchia d’olio : oggi le cooperative sono più di 40, finanziate con oltre due milioni (massimo 50mila euro ciascuna), e hanno creato un centinaio di posti di lavoro. Le coop riaprono osterie (a Vergemoli in Garfagnana e a San Giovanni delle Contee in Maremma), creano laboratori per fare pasta fresca (a Contignano frazione di Radicofani e a Corezzo in Casentino), valorizzano prodotti locali come le camelie (a Pieve di Compito, Capannori). Montelaterone è un caso virtuoso: la coop ha conquistato 300mila euro di fondi da Regione, Ue, associazioni cooperative, e nel borgo si sta già respirando un’aria di rinascita, con i primi acquisti di case e gli affitti degli amanti di trekking, bike, turismo slow.
«La cooperativa di comunità si sta rivelando uno strumento interessante – spiega l’assessore regionale alla Presidenza, Vittorio Bugli – perché si fonda su micro-progetti di sviluppo che non sono calati dall’alto. E non c’è assistenzialismo, visto che la coop deve avere un bilancio in pareggio e deve produrre servizi».
Fondamentale per i progetti è avere il collegamento Internet: è in questi borghi che si concentra il progetto di Regione e Governo per coprire con la banda larga le “aree bianche”; qui la Regione sta finanziando la realizzazione degli empori di comunità. «Se riusciamo a ripristinare servizi come il pagamento delle bollette e le prenotazioni sanitarie in 400-500 borghi e ci portiamo la banda larga – dice Bugli – questi territori diventeranno appetibili: il Covid ha dimostrato che alcuni lavori si possono fare a distanza, e ci sono addirittura alcune imprese che si stanno interessando».