15 novembre 2021 Il brand di abbigliamento femminile Silvian Heach, da sempre promotore di campagne per il sostegno e la difesa delle donne, si unisce alla Cooperativa Lazzarelle per dar vita ad un nuovo progetto chiamato “Lazzarelle non si nasce, si diventa”.
Tre donne per le donne: Mena Marano, CEO di Silvian Heach, Imma Carpiniello, founder della Cooperativa Lazzarelle e Maria Luisa Palma, direttore della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli.
Tutte unite per la prima volta con l’obiettivo di modificare la forma mentis dell’opinione pubblica, da sempre incline ad emarginare chi ha commesso reati ed errori, ad avere un atteggiamento volto a concedere loro una seconda possibilità.
La Cooperativa Lazzarelle che si occupa di produzione di caffè, è nata nel 2010 all’interno della casa Circondariale Femminile di Pozzuoli, è stata scelta dalla CEO Mena Marano per questo progetto che verrà lanciato ufficialmente il 9 novembre 2021.
Protagoniste sono le donne detenute, ognuna con la propria storia fatta di contesti sociali difficili, che cercano una possibilità di essere accolte, dopo l’espiazione della pena, nel mondo del lavoro. Una special box verrà messa in vendita sul sito ufficiale silvianheach.com, contenente sia i prodotti firmati Lazzarelle (due miscele di caffè, una tisana e una crema spalmabile), che quelli Silvian Heach, una t-shirt, con la stampa di un logo creato ad hoc, un cuore con un abbraccio, e una bag in tessuto ecosostenibile con la stessa grafica.
Il documentario che raccoglie i diversi frame di interviste e il reportage fotografico realizzato all’interno della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli, sono stati presentati il 9 novembre a Napoli nel corso di un incontro che ha avuto come testimonial del progetto Sabrina Scampini, giornalista e volto noto televisivo, che sposa la causa come un altro passo per sostenere e reintegrare le donne nella loro totalità.
Mena Marano, da sempre in prima linea nei progetti che riguardano le donne ha dichiarato: “Sono entusiasta nel sostenere queste donne che meritano di rinascere e di avere una seconda possibilità. Con il duro lavoro alla torrefazione e al bistrot possono auspicare al cambiamento e ad un futuro migliore, rimettersi in gioco e non tornare nelle stesse situazioni che le hanno portato a delinquere. Mi complimento pubblicamente con Imma Carpiniello e il suo coraggio di fare impresa nel carcere femminile e soprattutto con il direttore Maria Luisa Palma che ha accolto la nostra iniziativa”
Imma Carpiniello, nel decennale della sua impresa all’interno delle mura del carcere, afferma: “Ci troviamo in un contesto gravemente svantaggiato dal punto di vista socioeconomico in cui soprattutto le donne faticano a entrare e restare nel mercato del lavoro. Le donne detenute sono doppiamente svantaggiate, e per questo abbiamo pensato di provare a rispondere a questo bisogno attraverso una torrefazione che produce caffè artigianale, L’incontro con Silvian Heach e con Mena Marano, un’imprenditrice che condivide la nostra mission, per noi è una bellissima opportunità “
Maria Luisa Palma, che ha sposato sin da subito questa collaborazione sostiene: “Ringrazio Mena Marano per la sensibilità e l’intelligente coraggio di prendere a cuore la questione delle donne detenute. La persona che sta in carcere ha quasi sicuramente commesso un reato, ma non si identifica con il reato; resta una persona che ama, che soffre, che ha capacità lavorative. Una donna, anche se in carcere, resta il centro di una rete di relazioni, resta il sostegno (spesso l’unico) della sua famiglia, dei suoi figli. E la società fa un torto a sé stessa se si priva di queste persone, delle loro capacità e delle loro potenzialità. Non si tratta di essere “buoni”: i risultati del lavoro che da tanti anni Imma Carpiniello fa con le detenute di Pozzuoli lo dimostrano”.