16 dicembre 2021 “Non vogliamo implementare politiche di welfare per le donne, ma politiche di welfare per la persona: creare pari opportunità è anche impegnarsi a non generare nuove segregazioni – spiega Anna Rita Cuppini, direttrice generale di Open Group. – Mi piacerebbe che diventassimo un modello di imprenditoria femminile: penso al nostro modello organizzativo e al nostro pensiero imprenditoriale”.
Qual è la posizione della cooperativa sul tema della parità di genere? Quali le politiche in atto?
È di questo che racconta la direttrice generale Cuppini: la visione, le politiche e i sogni che mirano a rendere Open Group una cooperativa di reale inclusione e comunità.
Qual è la visione di Open Group rispetto al tema della parità?
All’interno di Open Group abbiamo iniziato a discutere il tema della parità di genere circa due anni fa. Non lo abbiamo fatto prima di allora perché nella nostra azienda non abbiamo mai risentito di percorsi di carriera diversi o di retribuzioni diseguali. La riflessione, avviata ai vertici della cooperativa, è sorta dal desiderio di raccontare ciò che già avevamo costruito, pur senza averlo pianificato: teorie e pratiche nate spontaneamente. È stata proprio la volontà di narrarci che ci ha consentito di fare il passaggio fondamentale da pratiche funzionali ma spontanee a politiche di genere ben strutturate e orientate al medio periodo.
Da dove siete partitə?
Abbiamo aggiornato il codice etico e il regolamento del personale rispetto alla parità di genere, alla difesa contro ogni tipo di disparità e di discriminazione e stiamo attualmente costituendo una commissione interna per le pari opportunità. Sin dal principio abbiamo preso le distanze dall’approccio binario, abbracciando una visione che metta al centro la persona, indipendentemente dalla sua identità di genere. Da qui anche la nostra scelta di utilizzare la schwa nella comunicazione, istituzionale e non.
E in quanto a politiche di welfare?
Open Group è guidata principalmente da donne che ragionano, in modo competente, su flessibilità, bilanciamento vita privata-vita lavorativa e nuove forme di lavoro. Riteniamo, ad esempio, che alcune forme di smart-working garantiscano una flessibilità di coordinamento di cui tuttə ə dipendentə possono beneficiare. Non vogliamo implementare politiche di welfare per le donne, ma politiche di welfare per la persona: creare pari opportunità è anche impegnarsi a non generare nuove segregazioni. Per farlo abbiamo avviato Open Desire, un progetto che ha l’obiettivo di ragionare sulle macro-tematiche legate al welfare. Abbiamo coinvolto la facoltà di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni per cominciare un percorso in cui ə lavoratorə possano discutere sul tipo welfare aziendale che vorrebbero. Per Open Group occuparsi di welfare significa lavorare per il benessere della comunità e rispondere ai bisogni per essere, sempre di più, una cooperativa in cui le persone siano felici di stare.
Per raggiungere la parità di genere c’è da intraprendere un cammino. A che punto del percorso è Open Group? E dove vuole arrivare?
Mi piacerebbe che Open Group diventasse un modello di imprenditoria femminile; mi riferisco al modello organizzativo, al pensiero imprenditoriale. Il nostro modello è innovativo per molti aspetti e vogliamo far sì che anche il nostro stile imprenditoriale possa essere all’avanguardia.
Open Group è anche parità di genere, lo è nella visione strategica e vuole esserlo maggiormente nelle politiche. Il nostro desidero è di crescere distinguendoci per la nostra competenza, creare esperienze di valore che permettano di sviluppare o di affinare le nostre capacità. Crediamo che siano le opportunità vere, e non quelle di facciata, a fare la differenza: nelle situazioni in cui si ha a che fare anche con criticità forti si può sbagliare molto, ma si può crescere ancora di più.
In un sistema competitivo come quello in cui viviamo, l’attenzione alla parità di genere può fare la differenza per un’azienda?
Avere degli spazi di dibattito e di discorso su questo e su altri temi caldi è fondamentale. La letteratura sulle aziende illustra chiaramente come la retribuzione sia importante, ma non sufficiente: le aziende che funzionano sono quelle in cui l’ambiente è accogliente, in cui si è comunità e in cui si riesce a sentirsi parte di qualcosa di più ampio. Sono le aziende in cui ə lavoratorə sono felici.
Potere e responsabilità: quale relazione tra i due nella sua esperienza di donna con un certo potere?
Potere significa avere le leve per agire e potere è anche responsabilità. Nel nostro mondo ‘potere’ è un termine che fa paura, se lo si associa a una donna ne fa ancora di più. Dobbiamo scardinare l’idea che le donne sono importanti nei posti di potere perché hanno un approccio più dolce, quasi di cura. Nella direzione di Open Group siamo sei persone, quattro di noi sono donne: il potere non ci fa paura, è ciò che ci permette di guidare l’azienda, di costruire percorsi di condivisione e di comunità.
Il potere è la capacità di guidare con fermezza, competenza e attenzione: lo è per le donne, lo è per gli uomini, lo deve essere per tuttə.
FONTE http://www.opengroup.eu/