25 OTTOBRE 2022 Una delegazione turca ha fatto visita alla sede della storica cooperativa dove da sempre il Cda è composto quasi esclusivamente da donne. E’ stato studiato il sistema degli asili nido e di cura delle persone anziane
La cooperativa Alice scelta dal governo turco come modello esportabile per creare occupazione femminile. Una delegazione ha visitato in questi giorni la sede per approfondire la struttura organizzativa e manageriale che vanta un primato: il cda è composto in prevalenza da donne e da sempre a guidare la cooperativa c’è una presidente donna, mentre, ma questo non è una novità, l’85% della forza lavoro appartiene all’universo femminile.
L’incontro è stato organizzato da LegaCoop che ha individuato Alice come un “caso” interessante; del resto proprio da una sua costola nel 1996 è nato il Centro La Nara per conto del quale vengono gestite quattro case di accoglienza. Non solo, alla cooperativa fanno capo anche alcuni asili nido e scuole materne, servizi fondamentali per permettere alle donne di poter lavorare. Anche questa un’intuizione, in collaborazione con l’amministrazione comunale, che è andata crescendo sempre più a partire dagli anni del boom dell’immigrazione quando le donne sono entrate in fabbrica.
“Nel nostro Dna – spiega la presidente Gianna Mura – il cromosoma femminile è dominante, nei nostri Cda hanno seduto anche donne impegnate nelle lotte femministe che hanno dato un’impronta particolare ai nostri servizi”. E proprio la cura agli anziani e ai bambini sono gli aspetti che hanno interessato la delegazione turca impegnata nel progetto Empowering Women through Cooperatives.“Per ora sono servizi in carico alle amministrazioni – ha spiegato Mura – ma si sta andando verso l’esternalizzazione che potrebbe essere affidata alle donne”.
Intanto anche la Cooperativa Alice deve fare i conti con il caro bolletta soprattutto per quanto riguarda le case famiglie. “Abbiamo scelto di ospitare donne con bambini – spiega Mura – e ovviamente i consumi energetici, a partire dall’uso delle lavatrici, sono altissimi. Del resto queste famiglie hanno pochi vestiti che quindi devono essere lavati spesso, visto anche che i bambini sono spesso piccoli”. Voce di costo che si aggiunge anche a quella dei presidi sanitari legati al Covid: l’emergenza è finita, ma per la tutela degli utenti vengono utilizzati ancora camici monouso i cui costi sono altissimi e non più coperti dallo Stato.
L’incontro è stato organizzato da LegaCoop che ha individuato Alice come un “caso” interessante; del resto proprio da una sua costola nel 1996 è nato il Centro La Nara per conto del quale vengono gestite quattro case di accoglienza. Non solo, alla cooperativa fanno capo anche alcuni asili nido e scuole materne, servizi fondamentali per permettere alle donne di poter lavorare. Anche questa un’intuizione, in collaborazione con l’amministrazione comunale, che è andata crescendo sempre più a partire dagli anni del boom dell’immigrazione quando le donne sono entrate in fabbrica.
“Nel nostro Dna – spiega la presidente Gianna Mura – il cromosoma femminile è dominante, nei nostri Cda hanno seduto anche donne impegnate nelle lotte femministe che hanno dato un’impronta particolare ai nostri servizi”. E proprio la cura agli anziani e ai bambini sono gli aspetti che hanno interessato la delegazione turca impegnata nel progetto Empowering Women through Cooperatives.“Per ora sono servizi in carico alle amministrazioni – ha spiegato Mura – ma si sta andando verso l’esternalizzazione che potrebbe essere affidata alle donne”.
Intanto anche la Cooperativa Alice deve fare i conti con il caro bolletta soprattutto per quanto riguarda le case famiglie. “Abbiamo scelto di ospitare donne con bambini – spiega Mura – e ovviamente i consumi energetici, a partire dall’uso delle lavatrici, sono altissimi. Del resto queste famiglie hanno pochi vestiti che quindi devono essere lavati spesso, visto anche che i bambini sono spesso piccoli”. Voce di costo che si aggiunge anche a quella dei presidi sanitari legati al Covid: l’emergenza è finita, ma per la tutela degli utenti vengono utilizzati ancora camici monouso i cui costi sono altissimi e non più coperti dallo Stato.