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Parità salariale: dalla legge nazionale alle regionali

La partecipazione delle donne nel mercato del lavoro è una tematica essenziale per il nostro futuro. La diminuzione del gender gap e la promozione delle pari opportunità devono essere considerate delle priorità: non possiamo permetterci di disperdere importanti energie per la crescita della società, e nemmeno che il protagonismo delle donne venga mortificato. Il profondo divario sociale tra le donne e gli uomini sulla sfera occupazionale e lavorativa ci consegna ancora dati poco incoraggianti. A parità di d’impiego le donne guadagnano circa il 18% in meno degli uomini e, nonostante il numero di laureate superi quello dei laureati, e siano migliori i percorsi formativi, la difficoltà di accesso al lavoro resta un’amara evidenza. Senza contare una condizione di maggiore precarietà nei contratti ed il brusco aumento delle donne costrette al part-time involontario, passando da strumenti di conciliazione vita-lavoro a vere trappole di povertà. Le diseguaglianze di genere sono cresciute con la pandemia. Secondo il Bilancio di Genere del 2021, pubblicato dalla Ragioneria di Stato, nel 2020 l’occupazione femminile è scesa al 49%, un decremento che ha colpito soprattutto la fascia 25-49, quando dal 2013 in avanti era sempre salita. Anche se i dati registrati nel 2021 danno segnali incoraggianti il divario di genere resta una questione strutturale, con un tasso di occupazione femminile che fatica a superare il 50,5%. Questa condizione di eterno svantaggio deve subire un’inversione di rotta.

Solo attraverso l’approvazione di leggi mirate, come la recente legge sulla parità salariale e i due schemi di decreto legislativo sulla conciliazione vita-lavoro dei neogenitori, che attenua lo squilibrio nelle responsabilità familiari tra l’uomo e la donna, e le numerose leggi regionali che tutelano la parità tra i generi possiamo pensare di poter cambiare un modello di riferimento obsoleto. Con la recente approvazione della legge sulla parità salariale il Paese ha compiuto un enorme passo avanti, delineando e attuando quanto già previsto dall’articolo 37 della Costituzione, secondo il quale alla lavoratrice spettano le stesse retribuzioni che al lavoratore a parità di lavoro. La legge prevede una serie di interventi per contrastare il divario retributivo, premiando le aziende che adottano piani per contrastare le discriminazioni, e migliorare la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro. In questo contesto è bene citare anche i due schemi di decreto legislativo di recepimento di direttive europee, approvati a marzo, che mirano ad una distribuzione più equa dei ruoli per i neo-genitori.

L’occupazione delle donne gioca un ruolo fondamentale in ambito familiare: più occupazione femminile significa avere un reddito in più su cui contare. Affianco a questo vanno inseriti tutti gli strumenti di aiuto, rendendo più accessibili, per esempio, i servizi educativi per la prima infanzia la cui funzione educativa e sociale è fondamentale, oltre ad essere un incentivo all’occupazione femminile. L’Agenda 2030 dell’ONU ha inserito l’uguaglianza di genere fra i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile del Pianeta, ed anche il Pnrr ha tra le sue priorità strategiche la democrazia paritaria come vero e proprio acceleratore economico e di sistema: sono oltre 38,5 miliardi di euro i fondi del Pnrr destinati alle misure per la parità di genere (34 sono le misure che dovrebbero avere un impatto positivo sulle condizioni delle donne, di cui 4 con l’obiettivo esplicito di abbattere questo divario). Un recente studio del McKinsey Global Institute ha evidenziato che un ruolo delle donne paritario, nel mercato del lavoro, aumenterebbe il Pil del Pianeta di 28mila miliardi di dollari, pari ad un più 26% entro il 2025.

La condizione di permanente svantaggio della donna non è quindi un aspetto puramente etico, bensì un fattore discriminante che ha una serie di conseguenze sul piano economico nazionale e globale. Il progresso rischia di essere insostenibile se ha un costante sguardo dimezzato; il ruolo attivo delle donne sarà necessario per ogni forma di sviluppo compreso quello sostenibile che sarà il vero banco di prova negli anni a venire. In sostanza puntare sul lavoro femminile significa benessere per il futuro economico, superare preconcetti e disuguaglianze che ancora limitano la presenza delle donne nella sfera pubblica, e puntare sui diritti di una parte del genere umano che non possono non essere rappresentati.

Partecipano:

  • Cecilia D’Elia – Deputata PD, Responsabile Politiche per la Parità nella segreteria e Portavoce della Conferenza delle donne;
  • Emma Petitti – Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna PD e Coordinatrice per le pari opportunità della Conferenza delle assemblee regionali;
  • Eleonora Mattia – Presidente IX Commissione Consiglio Regione Lazio PD;
  • Susanna Camusso – Responsabile Cgil per le politiche internazionali e di genere;
  • Barbara Kenny – Economista e redattrice;
  • Valentina Cardinali – Esperta mercato del lavoro e politiche di genere;
  • Francesca Bagni Cipriani – Consigliera Nazionale di Parità
  • Irma Conti – Presidente associazione donne giuriste Italia;
  • Paola Bocci – Consigliera PD Regione Lombardia;
  • Liliana Ocmin – Coordinatrice donne CISL
  • Loredana Capone – Presidente del Consiglio regionale della Puglia;
  • Chiara Gribaudo – Deputata PD;
  • Andrea Orlando – Ministro del Lavoro PD;
  • Peppe Provenzano – Vicesegretario del Partito Democratico;
  • Enrico Letta – Segretario del Partito Democratico.
Sede nazionale del PD
Via di Sant’Andrea delle Fratte 16, Colonna, Roma, RM, Lazio, Italia
ID riunione: 893 9097 5662 Passcode: 840983

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Legacoop Pari Opportunità
contro la violenza di Genere